Oggi ho lasciato un luogo che frequento da anni, esattamente dal 1999: il newsgroup della Fiorentina. Un luogo in cui nel tempo si sono create delle amicizie telematiche, attorno ad una passione comune per il calcio e per i colori viola.
Oggi però ho lasciato questo luogo, tutto è nato piuttosto improvvisamente, a seguito di alcuni commenti riguardo la morte di un ragazzo ucciso da un agente di polizia. Un poliziotto ha sparato ad altezza uomo, forse senza veramente l'intenzione preterintenzionale di uccidere, ma certamente con grave imperizia e leggerezza, inadatta al ruolo dell'egente.
Non è tanto quello che è accaduto, grave certamente, ma non desueto, quanto il tono dei commenti che ne sono seguiti. La violenza del massimalismo, la pericolosità di quelle che vengono chiamate "angolazioni di vedute".
Non ha nemmeno molta importanza quali siano le posizioni derivanti dalle suddette "angolazioni". Quello che ha importanza è la forza con cui queste posizioni vengono proposte.
Vi sono persone che dimostrano solo certezze, che non hanno dubbio alcuno, semplicemente nella loro "angolazione" non c'è spazio per le domande, per la critica, per la riflessione.
Non metto in dubbio il peso dell'esperienza, anche quella dolorosa, questa è una delle piccole certezze che posso esprimere, ma non posso ammettere la mancanza di discernimento riguardo eventi specifici.
Quello che emerge è la totale mancanza di considerazione verso quella che a mio avviso è l'unica motivazione alla base di qualsiasi azione umana: l'individualità. Quella individualità che reca con se la responsabilità ultima del soggetto per qualsiasi azione esso compia. Quella individualità che rende impossibile slegare un qualsiasi evento da coloro, nello specifico, che vi hanno partecipato.
Ogni uomo ha il dono della scelta, senza scomodare il bene ed il male, concetti aleatori e suscettibili di diverse interpretazioni. Scegliere significa semplicemente agire a seguito di una valutazione delle opzioni disponibili, qualsiasi esse siano. Un dono che ogni uomo ha in dote e che oguno può usare a proprio piacimento anche all'interno di comunità basate su codici, anche questi di qualsiasi natura siano.
Eppure ci sono "angolazioni" per cui la scelta individuale non esiste in pratica, in cui il massimalismo elimina la specificità dell'azione e di coloro che l'hanno compiuta. Tutto ciò assume il tono della certezza granitica, accompagnato da parole violente e roventi.
Il polizziotto ed il ragazzo ucciso hanno un nome ed un cognome, hanno condiviso il tempo e lo spazio in un frangente che si è rivelato di morte in ultima istanza. Un esito che si è realizzato perchè quel nome e cognome in divisa ha scelto di sparare ad altezza uomo.
Ma al massimalismo dell'assenza di dubbi tutto ciò non interessa, come carta copiatrice assegna a questo specifico evento, sapori e sfumature di altri eventi simili nella dinamica, ma probabilmente molto diversi nelle scelte e certamente differenti negli individui.
Forse, un modo di certezze è un mondo più semplice da sopportare, fossero anche terribili e fosche, rimangono comunque appigli a cui aggrapparsi per non scivolare. Ebbene io credo però che rechino con se una pericolosità virulenta, dominatrice, violenta, che urla e mette a tacere le voci che tentano di domandare, di capire, coloro che si interrogano. Provando a uniformare i giudizi, a semplificare e ridurre, portare a fattore comune. Forse ancora non si sopporta la complessità dell'uomo e delle molteplici società che ha generato.
La mia visione, l'"angolazione" come la chiamerebbero, è totalmente diversa, concettualmente all'opposto, in cerca di una risposta a seguito di domande specifiche, provando ad osservare coloro che agiscono inseguendo la motivazione che li hanno spinti alle scelte.
Scelte che rimangono individuali.
Nessun commento:
Posta un commento