Le stagioni delle separazioni sembrano chiamarmi.
Mondi distanti che collidono senza tregua, le ombre si allungano su ciò che rimane.
Ci sono passaggi della vita in cui scorgere ciò che ci attende diventa impossibile, vorrei poter diradare anche solo per un attimo questa foschia che mi avvolge, trovare una guida, o più semplicemente un segno.
La domanda imperante è sempre la stessa: "dove ho sbagliato?". Perchè sono quasi certo di aver sbagliato, altrimenti non ci sarebbe spazio per i dubbi. Alneno questo è quello che mi vado ripetendo.
Forse, più semplicemente, la mia indole mi spinge a pormi sempre le stesse questioni, i miei meccanismi mentali sono abituati a cercare sempre le stesse cose, sotto forma di colpa, una qualsiasi.
Dovrei probabilmente cominciare a pensare che non esista un errore definibile, un evento facilmente individuabile nella mia vita, che sia stato la causa. Forse sono io e basta, la somma di tutti i miei modi di essere, le mie parole, i miei pensieri, le mie idee.
A questo non ci sarebbe via di fuga.
Eppure più che la perdita, a spaventarmi sarebbe l'insensibilità, il tempo che passa come anestetico su tutto. Perchè mi sto scoprendo cinico, un individuo capace di abituarsi più o meno a tutto, ma non certo per la forza di spirito, per valori morali di un qualche tipo.
La vita scorre e mi lascio trasportare, adagiato in solitudine nel mio egocentrismo, impermeabile a quasi tutto. E le persone che mi accompagnano diventano distanti, presenze verso le quali il dispiacere della perdita, dura lo spazio di qualche giorno, qualche sussulto della memoria.
A volte, sempre più spesso, penso di aver esaurito la mia quota di vitalità, spazzata via con l'avvento dell'età matura. Mi guardo intorno e scorgo una quantità abnorme di compromessi, cui dietro si cela una qualche bugia o più semplicemente la sospensione del giudizio.
Percepisco un'unica fonte di dolore ancora viva: l'amarezza che provo per essere causa dell'allontanamento forzato dei miei genitori e di mio fratello.
Per un meccanismo assurdo mi ritrovo a sperare che non si estingua, perchè rimane una delle poche esperienze che mi facciano sentire in qualche modo vivo.
Forse è giunto il momento di cominicare a pensare di accettare ciò che sono diventato, smettendola di rimanere attaccato ad un me stesso che non esiste più e che sento essere stato molto migliore, soprattutto molto più sincero con la vita.
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